Liliana Cavani, i garofani e le rose
Le persone, come i fiori, sono diverse, ma tutti hanno diritto di stare al mondo. Ci crede Liliana Cavani prima donna regista a ricevere il Leone d’oro alla carriera, appassionata di Storia e di storie che ci riguardano da vicino
C’è chi a 50 anni già inizia a fare i conteggi dell’Inps pregustando un’ipotetica pensione, e chi a 90 ha ancora la voglia, l’urgenza, la forza e il coraggio di girare un nuovo film. Liliana Cavani torna al cinema con L’ordine del tempo, liberamente ispirato all’omonimo saggio del fisico Carlo Rovelli, e che verrà presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Dove riceverà il Leone d’Oro alla carriera, facendole conquistare un primato: è la prima volta che questo onore viene tributato a una donna regista.
«Ma veramente?».
Veramente. Pensa di meritarlo, questo Leone?
«Ho lavorato tanto, forse un po’ me lo merito. Ho lavorato per me, ma anche per chi guardava i miei film: mi sono sempre occupata di argomenti che interessano tutti, non troppo narcisistici. Come la storia: ho esordito con dei documentari sul Terzo Reich, la Resistenza, Stalin. Uno racconta la storia perché spera che la gente impari qualcosa. E invece esistono ancora oggi i negazionisti dei lager».
Come le sembra il momento storico che stiamo vivendo?
«Difficile parlare del presente, manca la prospettiva, la distanza critica. Ma credo che qualsiasi visione, oggi, debba necessariamente essere globale, mondiale».
Teme un rigurgito neofascista nel nostro Paese?
«Non credo esista questo pericolo. Se non altro perché le cose non si ripetono mai uguali a sé stesse».
Non la preoccupa che un generale dell’esercito italiano come Roberto Vannacci possa scrivere: «Cari omosessuali, non siete normali» e parlare ancora di razze?
«Le persone non sono tutte uguali, come i fiori: ci sono le rose e i garofani. Ma tutti hanno diritto di stare al mondo. Capirlo è una questione di intelligenza, di livello mentale. Le verità assolute sono solo quelle delle dittature, per le quali esiste solo un bene. Quello che decidono loro»
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