I 90 anni di Liliana Cavani: «Il tempo per me non esiste ma le rughe sì: se scoprono che ormai ne ho troppe non mi fanno lavorare»
La regista e il set ispirato al saggio del fisico Carlo Rovelli.
«Il 12 gennaio non festeggerò nulla».
«Ma bisogna proprio parlarne?» La voce gentile di Liliana Cavani si fa un po’ risentita. Questa storia dei 90 anni non le va giù. Il 12 gennaio la grande signora del cinema italiano, apprezzata ovunque per film come «Portiere di notte», «Francesco», «I cannibali», «La pelle», taglia un traguardo invidiabile, in piena forma, con un nuovo film in tasca.
L’età della pace non è nel suo vocabolario?
«Preferisco l’età del lavoro. Lavoro da 70 anni, sono quelli che vanno contati. E sono già troppi. Fino all’anno scorso nessuno si occupava dei miei anni. I numeri tondi sono insidiosi, tutti se ne ricordano e te li ricordano».
Lei invece non ci pensa?
«Certo che sì, so bene che la scadenza è vicina. Ci penso così tanto che il mio nuovo film parla proprio di questo, del tempo. Quello misterioso e sfuggente delle nuove frontiere della fisica, dove passato e futuro si confondono. Un tempo che si frantuma e non esiste più. E quindi, in questa prospettiva, i miei 90 anni non ci sono proprio».
Quanto mai opportuno è quindi per lei «L’ordine del tempo», titolo ispirato al saggio di Carlo Rovelli?
«Ci siamo incontrati a casa mia, parlati a lungo. Un saggio non è una storia, la storia l’ho scritta io con Paolo Costella, Rovelli ha collaborato per la parte scientifica. Ed è finito pure nel film, interpretato da Edoardo Leo, il protagonista di una storia corale con attori davvero bravi quali Alessandro Gassman, Claudia Gerini, Ksenia Rappaport e un cameo di Angela Molina».
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